Andiamo alla radice del problema, affrontiamo e risolviamo il problema del bicameralismo perfetto. Il Senato dei Cittadini dovrà distinguersi per funzioni dalla Camera dei Deputati. A questo scopo sarebbe auspicabile un sistema elettorale totalmente diverso e innovativo.
La democrazia aleatoria è in tal senso una grande opportunità.* Prevede una elezione a sorteggio tra i cittadini, tale da assicurare una presenza il più possibile rappresentativa della società per parità di genere, provenienza geografica, età e quant’altro; la peculiarità di questo metodo garantirebbe la totale distanza dei senatori dai partiti.
1. Formulazione della legge elettorale della Camera dei Deputati
per rivalutare il ruolo della democrazia rappresentativa; i deputati non dovranno e non potranno più essere nominati dalle segreterie di partito bensì realmente eletti dal popolo sovrano;
2. Prima approvazione delle proposte di legge di iniziativa popolare
che attualmente giacciono dimenticate per anni, in totale sprezzo della sensibilità dei cittadini che le hanno sostenute con la loro firma;
3. Prima approvazione delle leggi per la razionalizzazione e armonizzazione delle autonomie locali
è dimostrato, da un ventennio di esperimenti in vari paesi del mondo, che la democrazia aleatoria si presta meglio di quella rappresentativa a formulare soluzioni che guardino al medio e lungo periodo in quanto la temporaneità dei decisori non induce ad avere interessi diretti nel breve.**
4. Approvazione di leggi di modifica della Costituzione votate dalla Camera dei Deputati
per bilanciare il peso dell’unica Camera legislativa che si verrebbe a determinare; argomento che spesso si è usato, con qualche ragione, contro il monocameralismo
5. Elezione, in seduta congiunta, di organi istituzionali: Presidente della Repubblica, Consiglio Superiore della Magistratura, Corte Costituzionale
per bilanciare il peso dell’unica Camera legislativa che si verrebbe a determinare; argomento che spesso si è usato, con qualche ragione, contro il monocameralismo
6. Controllo politico
ovvero la facoltà riservata ad ogni senatore di presentare interrogazioni e interpellanze ai membri del Governo e di richiedere inchieste e indagini conoscitive su materie di pubblico interesse.
Il Senato è composto da 321 membri. Tre per ognuna delle 107 entità territoriali (province e assimilabili)
Durata del mandato: 18 mesi
inferiore a quella dei deputati per consentire ai senatori un minimo di tempo per entrare nel sistema ma non troppo per evitare che ne siano fagocitati; e per evitare un distacco troppo lungo dagli impegni professionali, lavorativi o di altro genere che possa essere dissuasivo nell’accettazione della nomina.
Criterio di estrazione dei senatori
- distribuzione geografica
- genere
- età
Dinamica della costituzione del Senato
I primi 107 senatori sono sorteggiati dalle liste elettorali uno per entità territoriale. L’algoritmo, nell’estrazione, garantisce l’alternanza di genere e l’appartenenza, in successione, ai cinque decili previsti per fasce d’età.
Altri 107 senatori sono estratti dopo sei mesi e altri 107 dopo un anno, per un totale di 321 membri. Dopo 18 mesi decadono i primi 107 e ne vengono estratti altri 107 e così via ogni sei mesi. Ci sarà il rinnovo di un terzo dei componenti del Senato ogni sei mesi.
Il rinnovo di un terzo dei senatori avviene a date fisse: il 1°gennaio e il 1°luglio; le estrazioni con un congruo anticipo; un paio di mesi.
Ciascuna estrazione è indipendente da quelle tenutesi precedentemente.
Le estrazioni sono effettuate dal Ministero degli Interni e la accettazione delle candidature seguite dalle Prefetture.
Nel caso ci siano, in qualsiasi fase, rinunce al mandato oppure cessazioni anticipate per diverse motivazioni, l’algoritmo avrebbe precisi parametri, quelli del senatore da reintegrare, per una immediata nuova estrazione lasciando inalterato il criterio di suddivisione dei senatori.
1. Uno stesso ammontare per qualsiasi cittadino, eventualmente lo stesso previsto per i deputati
2. Una retribuzione variabile al variare della condizione economica del cittadino al momento dell'estrazione
La questione è controversa. L’accettazione della carica non dovrebbe avvenire per mero vantaggio economico ma neanche risultare vessatoria. Quindi sarebbe ipotizzabile una retribuzione del 50% superiore a quella dichiarata l’anno precedente con un minimo sindacale ed un massimo che potrebbe essere la retribuzione dei Deputati. Per cui potrebbe essere preferibile la soluzione 2.
* è abbastanza usuale che chiunque senta parlare per la prima volta di democrazia aleatoria, o che ne sia poco informato, la consideri una formula bizzarra e inadeguata rispetto a quella rappresentativa. Succede anche spesso che chiunque sia informato sulla sua evoluzione nei venti anni passati e nei vari paesi del mondo, la osservi con curiosità ed interesse. Accade sempre che chi l’abbia attentamente valutata, o praticata, ne colga la peculiarità che in una democrazia matura integra molto bene, ma non sostituisce, le altre due forme di democrazia consolidata: quella rappresentativa e quella diretta. Diceva Einstein: non è difficile accettare le idee nuove bensì abbandonare quelle vecchie. L’unico modo per farlo è informarci ma ancor meglio conoscere bene l’argomento. All’uopo alleghiamo alcuni link per facilitare tale percorso.
** Per come sono attualmente strutturate le regioni sono un apparato che sforna una miriade di provvedimenti di cui non abbiamo alcun bisogno, anzi, che alimenta una burocrazia ridondante ed asfissiante per il sistema sociale e produttivo e genera una babele legislativa fuori controllo, senza riuscire a garantire uniformità di diritti a tutti i cittadini. Una disparità che l’autonomia differenziata potrà solo peggiorare. Abbiamo già sperimentato gli effetti negativi della riforma del Titolo V della Costituzione. Il nostro Paese non può e non deve più essere un cronicario di leggi insulse che sopravvivono solo perché in qualche scellerato momento sono state introdotte.
Servono autonomie locali con ruoli e funzioni ben circoscritte. Hanno senso regioni di 10.000.000 di abitanti e regioni di 200.000? In Francia sono passati nel 2015 da 22 a 13 regioni, non sarebbe il caso di seguire il buon esempio ed istituire 10 macroregioni di dimensioni e parametri commensurabili? E la fallita riforma delle province? E gli 8.000 comuni? Si può pensare a un disegno più coerente? Si può. Si deve. Step by step. Seguendo gli insegnamenti di Karl Popper. Possiamo come primo passo ridisegnare la riforma del titolo V della Costituzione. Armonizzare tutti gli enti locali è compito arduo che può essere effettuato non certo dall’attuale classe politica per gli oggettivi obiettivi che persegue, bensì, per le sue peculiarità, proprio dal Senato dei Cittadini.
Questo Senato dei Cittadini è stato elaborato da Nicola Magaletti e arricchito da un prezioso e proficuo confronto con Samuele Nannoni.
01 agosto 2020